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IPERATTIVITA' - DISATTENZIONE (ADHD-ADD) Primo piano

ADHD: deficit d’attenzione e iperattività

Il deficit di attenzione in forma leggera, magari senza iperattività,è un disturbo abbastanza comune.

Invece l’iperattività in forma severa è un problema spesso sottovalutato dai “non addetti ai lavori”. E’ indicata con la sigla ADHD (Attention Deficit with Hyperactivity Disorder) oppure ADD (Attention Deficit Disorder) se non c’è iperattività.

Dico sottovalutato perché gira purtroppo l’idea, da parte di gruppi che giustamente sono contrari all’impiego facile dei farmaci, che si tratti di un disturbo “inventato” dalle case farmaceutiche. Non è purtroppo così, perché il bambino ADHD è enormemente più irrequieto e spesso difficilmente gestibile di oltre il 95% dei bambini.

Così le prove dell’esistenza del disturbo sono a mio avviso inoppugnabili. Di tutt’altro avviso, invece, sono riguardo sull’idea di usare i farmaci come miglior soluzione.

Queste sigle americane non mi piacciono molto, ma purtroppo le usano tutti per indicare il disturbo, quindi non mi resta che adeguarmi. Ancora peggiori le sigle italiane DDAI-DAI che preferisco dimenticare!

Quando  si osserva per la prima volta l’iperattività in un bambino si rimane sconcertati e perplessi.

Com’è possibile che un bambino intelligente, a volte anche gentile ed ubbidiente (non sempre!) non riesca a rimanere un minuto fermo, non possa attendere alle normali attività scolastiche, sia aggressivo, crei fastidio e stress?

I genitori, anche capaci e di buona cultura, sono quasi sempre sopraffatti ed estenuati dal problema.

Non riescono a capire da dove provenga tanta energia del bambino, che a volte lo porta a mettere in atto comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.

In realtà, ad un esame più approfondito, il bambino è spesso carente di  energia mentale, poiché ai test cognitivi (scale di intelligenza) i suoi risultati sono quasi sempre, più o meno, sotto la media.

La ricerca ha ormai chiarito che le cause dell’ ADHD sono neurobiologiche. Tuttavia un ambiente scolastico o familiare non ottimale (per es. genitori separati, in conflitto o sotto stress) possono esacerbare il problema, rendendolo ingestibile.

Tutta l’energia va nel corpo, ma difficilmente il bambino riesce a concentrarsi più di pochi istanti.

I risultati scolastici spesso ne risentono.

Non riporterò qui tutta la noiosa lista dei sintomi che si trova nei manuali, come ad es. “il bambino sembra motorizzato…”

Tanto il quadro è fin troppo chiaro ai genitori! Gli interessati possono sempre consultare il DSM-V.

Esistono da tempo test specifici per la diagnosi dell’ADHD. Da noi è molto usata la scala di Connors, ormai somministrata col Pc.

Essa prevede la compilazione indipendente da parte dei genitori, di un’insegnante e del bambino, se ha raggiunto i 12 anni.

E’ molto interessante, spesso, osservare la differenza di percezione che il bambino ha del proprio problema rispetto al giudizio dei genitori. Il quale, a sua volta, può essere meno severo di quello di un’insegnante.

Non è raro, infatti, che il comportamento del bambino a scuola sia peggiore rispetto a quello tenuto in famiglia.

Si tratta infatti di bambini che spesso hanno difficoltà a tollerare le normali  frustrazioni del lavoro scolastico. Non di rado hanno difficoltà di socializzazione.

Sono proprio i compagni del bambino, spesso, coloro che hanno più difficoltà a rapportarsi con lui. Non conoscendo il problema, sono sorpresi e “spiazzati” dal comportamento del loro compagno.

Il quale non di rado ha note aggressive, dirompenti o comunque destrutturanti nel suo comportamento. In parole semplici, è difficile giocare tranquillamente con lui.

Dall’osservazione che l’energia mentale è, paradossalmente, insufficiente, si pensò, molti anni fa, di trattare questi bambini con sostanze psicostimolanti della famiglia delle anfetamine. Il pricipio attivo più usato è il  metilfenidato, noto commercialmente come Ritalin.

Oggi si usa quasi sempre l’Equasym, che è una formulazione del metilfenidato a  lento rilascio. Il suo effetto copre buona parte della giornata, evitando di ripetere le somministrazioni.

A livello farmacologico, oggi, niente di nuovo sotto il sole!

A seguito delle note polemiche sulla pericolosità e la scarsa maneggevolezza di questo tipo di farmaci in Italia sono impiegati in una piccola percentuale di casi.

L’ entità di questa percentuale si aggira intorno al 10% di tutti i bambini ADHD (parliamo di 2000-2500 bambini) da quello che ho sentito, ma potrei sbagliare per difetto.

Nel nostro Paese questi farmaci sono impiegati a dosi molto più basse rispetto agli Stati Uniti, e con una formulazione a rilascio prolungato.

In questo modo il rischio di gravi effetti collaterali è ridotto al minimo.

Dispiace ricordare che in America ci sono stati casi di morte per arresto cardiaco in seguito a sovra dosaggio e per una debolezza congenita.

Da noi gli esperti operano al sicuro da tali rischi prescrivendo dosi molto basse del farmaco e con frequenti controlli cardiaci ed ematochimici condotti da Centri specializzati.

Anche a prescindere da altri rischi a lungo termine (ritardo nella crescita, dipendenza dal farmaco, maggiore tendenza alle infezioni, ai problemi dermatologici e molto altro) la cura di rado è pienamente efficace, e rischia di essere mantenuta sine die.

Non mi sento tuttavia di giudicare negativamente quei genitori che scelgono di fare ricorso ai farmaci.

Quasi sempre, infatti, hanno provato di tutto prima di passare ad essi.

Magari hanno avuto problemi personali o lavorativi perché il bambino ha messo in atto comportamenti tali da indurre la scuola a continue telefonate a casa, costringendo i genitori a venire a prendere il figlio.

La posizione dell’ associazione Giù la mani dai bambini, tuttavia,è quella dell’assoluta contrarietà ai farmaci.

Tale atteggiamento è senz’altro ampiamente meritevole ed apprezzabile, perché ha informato le famiglie di tutta una serie di problematiche della cura medica che tendevano ad essere nascoste.

Ma c’è un problema: con che cosa sostituiamo i farmaci?

In un prossimo articolo vediamo quali sono le terapie classiche proposte in Italia e quali quelle alternative o meglio olistiche e innovative e complementari.

Resto come sempre disponibile a qualunque domanda.

Di Leopoldo Tacchini

Ho 55 anni e vivo a Firenze. Mi sono laureato all'Università di Bologna. Mi sono perfezionato in naturopatia, metodo Tomatis integrato, e successivamente in valutazione e trattamento DSA.

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