Accenniamo qui brevemente a numerosi disturbi non DSA. Essi riguardano comunque la sfera dell’apprendimento, del comportamento e della motricità in età evolutiva.
Proviamo ad elencarli brevemente i più comuni disturbi non DSA:
Disabilità intellettiva, disturbo del linguaggio e della comunicazione, disturbi dello spettro autistico, disturbi della coordinazione motoria, disturbo non verbale. Ai quali vanno aggiunti i disturbi di tipo misto od in comorbilità.
Questo sito è dedicato ai disturbi dell’apprendimento specifici e ai disturbi non DSA. Nella mia attività mi occupo anche dei disturbi più comunemente affrontati dallo psicologo, come ansia, depressione, autostima e disturbi psicosomatici, che tratto, oltre con i colloqui clinici ed il counseling, con il metodo Tomatis e la naturopatia, che pratico da una decina d’anni.
Rinvio gli interessati al mio sito dedicato ad altri disturbi non DSA, aperto dal 2012: http://www.tomatisfirenze.it.
In esso descrivo l’impiego di una metodica non molto conosciuta in Italia per il trattamento di questi e altri disturbi, il metodo Tomatis integrato a tecniche più tradizionali.
Torniamo però adesso ai disturbi non DSA che spesso accompagnano i 4 DSA ben conosciuti: dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia.
Non di rado infatti, si presentano insieme ad altri disturbi (l’espressione esatta è: in comorbilità).
La dislessia ad esempio si presenta spessissimo insieme ad un preesistente disturbo del linguaggio.
Tale disturbo frequentemente si presenta in età prescolare ed è uno dei “campanelli d’allarme” per una futura dislessia.
Le tappe di acquisizione del linguaggio vengono raggiunte con notevole ritardo o non completamente.
Altre volte è compresente un deficit d’attenzione, e non di rado ad un ritardo intellettivo. In questo caso non è corretto porre diagnosi di dislessia, tuttavia il trattamento dovrà cercare di migliorare l’abilità di lettura con i metodi adeguati.
Quindi i problemi di linguaggio sono spesso compresenti. Un ottimo aiuto per il loro trattamento è proprio il metodo Tomatis prima ricordato.
Nella disabilità intellettiva occorre cercare di rendere il soggetto più autonomo nella vita di tutti i giorni, con tecniche comportamentali.
Nei disturbi della comunicazione è spesso molto utile cercare di aumentare il lessico (vocabolario) con l’aiuto, ad esempio, degli audio libri e dei giochi linguistici come i cruciverba.
Un esempio estremo di disturbo del linguaggio riguarda spesso la sintomatologia dello spettro autistico.
Il discorso è troppo vasto per essere affrontato qui. Posso dire intanto che il metodo Tomatis, quando sia presente almeno una attività pre-linguistica nel bambino, può essere molto utile.
In presenza di disgrafia é bene valutare i disturbi della coordinazione motoria nel caso della disgrafia, che potrebbe appunto essere una parte di un disturbo più ampio. In questo caso è fondamentale la consulenza neuropsichiatrica e l’opera dello psicomotricista. Anche in questo caso è utile il metodo Tomatis.
Per terminare, esiste un disturbo meno noto che non è catalogato nei manuali diagnostici, ma che molti studiosi ritengono avere una esistenza a sé.
Si tratta del disturbo non-verbale, detto anche visuo-spaziale. Si manifesta proprio con difficoltà evidenti nell’organizzazione degli spazi.
Per esempio è chiara una difficoltà di incolonnamento dei numeri, di rispetto dei margini del foglio, e così via. Una prova molto usata per la valutazione del problema è la copiatura di figure complesse.
Per questo disturbo la terapia comunemente utilizzata è un training specifico. Il bambino dovrà esercitarsi in tutta una serie di compiti per migliorare le sue capacità visuo-spaziali, e quasi sempre anche di coordinazione motoria.
Ansia, depressione, autostima, stress, disturbi psicosomatici: disturbi spesso in comorbilità coi DSA.
Non di rado i bambini DSA vivono male la loro difficoltà e si manifestano i problemi appena citati. A volte si scoraggiano, e possono rifiutare attivamente o passivamente gli esercizi per aiutarli. E’molto importante che abbiano l’incoraggiamento dei genitori.
Questi ultimi dovrebbero astenersi da ogni critica o rimbrotto. Infatti i bambini non hanno colpa alcuna se sono dislessici!
Per troppo tempo, non conoscendo la natura del problema, questi bambini sono stati trattati come svogliati, o peggio, ritardati.
C’è comunque ancora l’idea nefasta che potrebbero impegnarsi di più. Idea del tutto errata. E’ vero, però, che se non sono sostenuti e incoraggiati tendono a gettare la spugna. Ma questo succede a ognuno di noi…
In questo caso è indicato un lavoro sulle emozioni e sull’autostima con le tecniche cognitivo-comportamentali usate dagli psicologi per gli adulti, ma opportunamente modificate per l’età e le capacità cognitive del soggetto.
In quest’articolo sono stato estremamente sintetico per tutta una serie di argomenti. Mi riprometto di approfondire il discorso su vari punti, anche tenendo conto delle vostre eventuali domande.
Vi incoraggio quindi a commentare o a porre quesiti. Grazie.